29 settembre 2005 - A breve apriremo
una sezione dedicata agli azzurri.
Oggi vi diamo un'anticipazione,
speriamo gradita, con questa intervista a
Marco Fabbri (nella foto)
realizzata nel mese di agosto.
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ArtOnIce:
benvenuto
Marco e grazie per la tua disponibilità.
Iniziamo con la prima curiosità. Quali sono
le musiche dei tuoi programmi per la prossima stagione?
Marco: il
programma lungo lo pattinerò
sulle musiche "Art on ice"
e "Winter"; per quanto
riguarda il programma corto le
musiche sono tratte dal film "Paycheck".
ArtOnIce:
a giugno hai frequentato uno stage
a Oberstdorf. E' stato utile? Quali sono
state le tue impressioni?
Marco: come
tutte le esperienze c'è sempre qualcosa di
utile da "portare a casa" per arricchire
il proprio bagaglio di conoscenze. Ciò che
ritengo essere stata la cosa più
utile è sicuramente la preparazione fisica,
molto particolare e curata e resa divertente da
esercizi inusuali. Per quanto riguarda il lavoro
sul ghiaccio, ho apprezzato la grande considerazione
data alla pattinata. A mio parere, la parte più
negativa dello stage è stato il lavoro tecnico
sui salti, visto che nel corso dei quattro giorni
non abbiamo provato neanche un triplo se non con
i nostri allenatori.
ArtOnIce:
parliamo
di tecnica. Quali elementi preferisci e quali sono
le tue "bestie nere"?
Marco: un 10 e lode a salchow,
toe-loop e loop, mentre mi chiedo: "Ma
non è possibile eliminare il flip???"
ArtOnIce:
cosa ti ha spinto a iniziare questo sport?
Marco: decisamente la voglia di
smettere di nuotare!!! Nuoto a parte, ho
iniziato quando mi sono appassionato all'hockey
su ghiaccio. Mio padre mi portò
per la prima volta ad una partita della squadra
di Milano all'età di quattro anni e ho stressato
i miei genitori per poter andare sul ghiaccio fino
all'età di sette anni quando mia madre mi
iscrisse ad un corso di avviamento per iniziare
a prendere confidenza con i pattini. In un anno
avevo scordato l'hockey, trascinato dall'allegria
che respiravo in pista.
ArtOnIce:
quanto pesano gli allenamenti sulla tua
vita "normale"? A cosa devi o hai dovuto
rinunciare per proseguire a pattinare?
Marco: sicuramente pesano molto,
soprattutto per un ragazzo come me che pone alla
base della vita (naturalmente dopo la salute, la
famiglia e gli affetti) un buon grado di istruzione.
Chiaramente una scuola serale sarebbe stata molto
più facile sia per quanto riguarda l'impegno
che gli orari, ma sarebbe stata molto meno gratificante.
A parte questo continuo la mia strada con
gioia e determinazione, pur rimpiangendo
un po' il tempo che potrei dedicare agli amici o
ad altre persone care.
ArOnIce:
cosa ne pensi di tuo fratello? Sei contento
che segua le tue orme?
Marco: è sicuramente bello
sentirsi un esempio per qualcun altro anche se ritengo
che mio fratello non abbia deciso di iniziare quest'attività
seguendo i miei passi: la sua è stata una
decisione dovuta alla sua personalità e al
suo carattere. Gli auguro comunque una lunga carriera
ricca di successi.
ArtOnIce:
qual è il pattinatore che ammiri
di più e perchè
Marco: i pattinatori che ammiro
sono tantissimi e ognuno per una caratteristica
particolare, ma colui che incarna la mia idea di
pattinatore con la "P"maiuscola è
indubbiamente Alexei Yagudin. Lui
era in grado di trasformare le sue numerose (si
fa per dire) imprecisioni in un'esplosione armonica
ed artistica capace di toccare i cuori del pubblico.
continua