"Finchè sarò competitivo
e avrò la possibilità di lottare
per la vittoria continuerò ad allenarmi
e a gareggiare".
Ventotto anni, una lunghissima carriera alle
spalle (tre titoli nazionali e due medaglie
di bronzo mondiali) e ancora una grinta da
far invidia ai più giovani avversari.
Michael Weiss (nella foto)
ad appendere i pattini al chiodo sembra non
pensarci proprio. Anzi.
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Con i campionati
nazionali ormai alle porte (9-16 gennaio 2005),
il ragazzone di Washington è più che
mai concentrato sul proprio pattinaggio. L'obiettivo
è vincere o quanto meno salire sul podio
a Portland e guadagnarsi la qualificazione ai mondiali
di Mosca 2005.
Poi ci si giocherà un posto per Torino 2006.
"Vincere
un'altra medaglia ai mondiali, dopo i due bronzi
del 1999 e del 2000, sarebbe fantastico - ha
dichiarato Weiss in una recente intervista rilasciata
alla stampa americana - ma quello che più
emoziona è uscire là fuori e rappresentare
il mio Paese in una competizione. Adoro la competizione,
l'atmosfera della gara. In quei momenti hai solo
due priorità: pattinare al meglio e, naturalmente,
divertirti".
Dopo un buon inizio
di stagione, con il terzo posto a Skate
America, Weiss è incappato in un periodo
non brillantissimo, solo quarto in Giappone
e nella Marshalls World
Cup. "Il problema erano i salti
- commenta - non erano come avrebbero dovuto.
Ma ora sembra che il problema sia risolto. Mi sento
in grande forma. In allenamento atterro tutti i
quadrupli puliti, e questo è quello che ci
vuole per vincere il titolo americano".
Ma Michael non è
solo un saltatore, le sue doti artistiche sono innegabili
e il nuovo sistema di giudizio sembra preferire
i pattinatori completi ai grandi saltatori. "Sono
rimasto piacevolmente sorpreso da questi nuovi parametri
- ammette - si dà molta importanza a
passi, trottole e alla parte artistica di un programma".
Peccato che a Portland verrà utilizzato ancora
il vecchio metodo. "Non credo che questo
cambierà il mio approccio alla gara, quello
che un pattinatore deve fare è esibirsi al
massimo, che sia valutato su una base 6.0 o 10.0".
Insomma, nulla sembra
smuovere il campione americano. E in tempi come
questi, in cui si vedono sempre più spesso
ritiri prematuri (Yagudin) e carriere costellate
da infortuni (Plushenko, Cohen, solo per fare due
nomi), la grinta e la longevità di Michael
si rivelano un bene davvero prezioso.
n.g.