20 giugno 2005 - Con l’avvicinarsi
dell’evento la comunicazione di intensificherà;
intanto sciatori inglesi, belgi, spagnoli
e dell’Europa dell’Est in questi ultimi anni
si sono divisi fra le Alpi meridionali francesi
e la Valle di Susa. |
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Tuttavia
diversi ambienti nel capoluogo piemontese continuano
ad interrogarsi ed a cercare colpevoli e cause dei
fatti che in Italia, e poi nel mondo, pochi
sanno che a Torino si svolgeranno le Olimpiadi,
e che quelli che lo sanno non sembrano innamorati
persi.
Potrebbe
essere l’atteggiamento responsabile di chi, preoccupato,
sta cercando di fare decollare prima della
cerimonia di apertura uno spettacolo, la
cui assegnazione è stata così misteriosa
ed inaspettata da imporre al Paese in soli sette
anni il recupero di quasi mezzo secolo di inattività
in fatto di organizzazione e di ospitalità
olimpiche. Una esperienza in termini di risorse
e di know-how molto dura.
Ma
potrebbe essere anche una reazione alla
sopravvalutazione di una Olimpiade che è
e sarà “solo” invernale. Ciò
non per sminuire il fatto in sé, ma per cercare
di collocarlo in una dimensione che tenga conto
anche della classifica del potere di attrazione
degli altri due prodotti sportivi mondiali: i G.O.
estivi e la Coppa del Mondo di calcio. Perché
diciamo una cosa: gli amanti dello sci alpino, del
pattinaggio di figura e dell’hockey su ghiaccio
in Italia e nel mondo sanno fin dal 21 giugno
1999 che dal 10 al 26 febbraio prossimi
le Olimpiadi si disputeranno in Italia, in Torino,
così come oggi già sanno che le prossime
saranno nel 2010, in Canada,
in Vancouver. Tuttavia il numero di queste
persone, per motivi demografici e geofisici, è
inferiore a quello di quanti sul pianeta sono vicini
alle numerosissime discipline che compongono il
programma dei Giochi estivi, per non parlare del
popolo planetario del calcio; in proporzione il
discorso vale poi per coloro che non seguono intensamente
lo sport. Di questo in Torino occorre farsene
una ragione in modo sereno.
A maggior
conto se si continua poi ad essere piuttosto
prigionieri di “Barcelona ‘92”, un raro
esempio di una Olimpiade (estiva!) dell’era moderna
che nel Vecchio Continente ha aperto un nuovo capitolo
della storia di una città e della sua regione
soprattutto nella proiezione verso l’esterno.
Ciò
non è detto che sia impossibile che
accada per Torino, ma momento storico e
congiuntura sono profondamente diversi. Non a caso
l’équipe spagnola, artefice
di quella storica svolta e chiamata ormai da tempo
a lavorare in Torino per ripetere l’exploit, ha
trovato per ora pane per i suoi denti.
Carlo
Guglielminotti Bianco