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febbraio 2005 - Il successo di Torino
2006 in termini di immagine non lo determinerà
il turismo, perché ai Giochi Olimpici
invernali la gente dal mondo arriva con il
biglietto in tasca per assistere alle gare
e non per rimanere fuori dagli impianti e
girare per la città. Il successo di
Torino 2006 in termini di immagine lo decreterà
l’audience televisiva, in particolare
quella austriaca per lo sci alpino e soprattutto
quella nord-americana per gli sport del ghiaccio.
Prestazioni puntuali e disservizi in valle
ed in città, deficit o pareggio di
bilancio dell’organizzazione faranno
da corollario, ma ciò che conterà
sarà il risultato tv oltre Oceano.
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E
per fare risultato oggi l’industria spettacolistica
nord-americana deve cercare di vendere l’evento
prima dell’evento stesso.
Perché?
Le
Olimpiadi insieme con i Mondiali di calcio sono
prodotti tv affidabili a livello planetario. Sennonché
con l’avvento del villaggio globale 24 ore
su 24 nelle case (in tv o su pc), il mondo sembra
che oggi non si fermi più nelle due settimane
olimpiche. Così come la vita quotidiana in
particolare di quelle nuove generazioni per le quali
la televisione non è più un totem
da venerare chiusi in casa. Insomma non è
più sufficiente lo slogan: guarda Torino
2006 perché è l’Olimpiade!
Ed allora da qui al 10 febbraio dell’anno
prossimo su chi, intorno a che cosa punterà
lo star-system americano per la prevendita mediatica
di Torino 2006?
Sul fronte della neve c’è l’Alberto
Tomba a stelle e strisce, Bode Miller.
Ma è sul fronte del ghiaccio che il sistema
rischia di non riuscire a creare come in passato
la attesa per le sfide stile “mezzogiorno
di fuoco” delle principesse del pattinaggio,
che hanno lanciato in orbita gli ascolti delle tv
Usa fino ad eguagliare i record per lo sbarco sulla
luna: il sorriso del comunismo, Katarina
Witt, contro la figlia di colore dell’America
libera e democratica, Debbie Thomas, piuttosto
che l’atleta di famiglia povera, Tonya
Harding, contro la pattinatrice della ricca borghesia,
Nancy Kerrigan. Al di là dell’Oceano
i personaggi e le storie non mancano, a partire
dalla rinnovata sfida della veterana Michelle
Kwan all’oro olimpico dopo l’argento
di Nagano 1998 ed il bronzo di Salt Lake City 2002,
ma è in Europa che manca la materia
prima.
Ed
il possibile progetto mediatico di opporre la regina
americana contro la principessina del ghiaccio di
casa venuta dal nulla, Carolina Kostner,
dopo la deludente performance torinese di questa
ultima si è complicato.
carlo guglielminotti bianco